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Interpretazione del testo - la verità.

Partendo dal presupposto che l'interpretazione del testo non è un concetto univoco e che sta ad indicare molteplici cose:

1. Il significato intrinseco del testo,

2. Studio del personaggio,

3. Cosa vuole dirci la storia,

4. Trasmettere il messaggio concreto celato dietro al testo il cosiddetto "sotto-testo" composto a sua volta da altre variabili:

1.Spiegazione razionale dell’azione scenica.

2.Il pensiero dell’autore/ regista.

3.Il pensiero del personaggio, le intenzioni.

4. Quello che accade fuori dalla situazione/storia che il pubblico vedrà in scena. La storia e i personaggi prima e dopo la storia presa in esame dall'autore o dal regista, in altre parole:

La verità del testo, che si combina poi alla verità dell'attore che va in scena.

E che è solo la punta dell'iceberg di quello che è il mestiere dell'attore perché prima di arrivare a trattare della verità ci sono vari step a cui lavorare: #sovrastrutture #concentrazione #conoscenza di sé stessi e dei canali espressivi disponibili, #dizione #scansione delle parole #uso della voce #presenza scenica, quale attore ad un punto più o meno avanzato della propria ricerca o studio non si è ritrovato a pensare:

Come faccio a capire se sono vero?

Innanzitutto la modalità di ricerca della verità: il fatto che esistano molteplici #metodi per raggiungere la verità, la dice lunga sul fatto che non ci può e non ci deve essere una oggettività, un metodo preconfezionato che vada bene per tutti, perché ognuno ha la sua e ognuno prova a raggiungere la verità di un testo che è più o meno lontano dal proprio bagaglio emotivo in modi diversi e personali.

Il bagaglio emotivo è la risultante delle nostre esperienze e sentimenti intesa anche come vissuto: una vasta gamma di emozioni vere che abbiamo noi stessi provato e che possono essere un buon vettore per la ricerca di questa verità in scena, anche se la situazione del personaggio non è la medesima che abbiamo noi stessi vissuto.

D’altra parte, dove non arriva l’esperienza e il vissuto arriva la sensibilità e l’empatia dell’attore nei confronti del personaggio, quanto siamo disposti a comprenderlo e ad appoggiarlo nelle sue scelte al punto di combattere le battaglie, facendole diventare le nostre, al punto da creare un’identità: Attore/personaggio.

Ovviamente molti teorici dei metodi avrebbero da ridire sulla parola utilizzata cioè “identità”, ma ciò che importa alla fine è il risultato.

Come faccio a capire se sono vero?

  1. Ascolto: se non convincete voi stessi, raramente convincerete anche gli altri.

  2. Prove allo specchio.

  3. Concentrazione.

  4. Assicurarsi di attutire le sovrastrutture, (come il giudizio) un argomento che mi sono proposta di trattare più avanti per le molteplici riflessioni che comporta anche in relazione alla “concentrazione”

  5. Le intenzioni, il pensiero del personaggio dietro ogni battuta.

  6. La verità è diversa per ognuno di noi e viene percepita in altrettanti modi diversi.

  7. La vostra verità può non andar bene al regista che ha una visione complessiva dell’opera e del sotto-testo e vi guiderà verso la ricerca.

  8. La verità va trovata ogni volta che si ripete la scena: il sentire - un’immagine personale evocativa, una pausa, una micro-espressione, una variazione vocale possono essere delle valide scialuppe di salvataggio e giri di boa anche mnemonici per il fluire della scena. Spezzettare la scena in queste modalità può essere d’aiuto per creare un meccanismo virtuoso da ripetere ogni volta. Se il percorso che vi ha portato a spezzettare la scena, nasce dalla vostra verità, allora non sembrerà metodico, freddo, e stucchevole.

  9. Reazione. Le prove e lo studio non devono ammorbidire le vostre reazioni. È sempre la prima volta.

  10. Improvvisazione: Se ci venisse chiesto di improvvisare, potremmo scavare dentro noi stessi e capire come saremmo noi a comportarci, provare a capire i nostri sentimenti e ad agire di conseguenza con onestà e senza strafare, perché le bugie puzzano, e a volte hanno un non-so-che di stucchevole e impropriamente patetico.

Non si può imbrogliare coi sentimenti.

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